Archivio mensile:Settembre 2018

Sageo, Tsukaito e Odoshi fatti a mano

Una delle espressioni più concrete dello sviluppo della civiltà umana, in era protostorica, è sicuramente la tessitura, cioè la capacità di trasformare dei filati in manufatti come stoffe, cinture, nastri, corde, ecc.

Con tutta probabilità, prima dell’invenzione dei telai, l’intreccio dei filati avveniva con mani e dita, manipolando i cappi senza alcun utensile specifico. In molti popoli ed in molte culture ne è tuttora rimasta traccia: dallo “scoubidou” (molto diffuso come gioco e passatempo anche in Europa) al “kute-uchi” giapponese.

Fu proprio quest’ultima tecnica che, in Cina prima e poi – via via – in Corea e Giappone, creò le basi del “Kumihimo” (letteralmente “intreccio di fili”).

 (Disegno di Kazuma Mitani tratto dal volume “Comprehensive Treatise of Braids I di Makiko Tada)

Col passare del tempo l’arte del Kumihimo diventò funzionale anche per la realizzazione di armature, finiture per spade (katane) e cinture (obi).

Proprio come appassionato di spade tradizionali giapponesi (Nihonto) ho cominciato ad interessarmi al Kumihimo in quanto mi consentiva di realizzare artigianalmente molti “accessori” altrimenti introvabili, soprattutto per i materiali (seta o cotone naturale) e per i “pattern“, cioè le forme, i disegni ed i colori specifici di ogni intreccio, spesso legati indissolubilmente ad un’epoca, uno shogunato, un clan. Talvolta riproducendo dei motivi e delle allegorie profondamente vicini a molti aspetti culturali e religiosi (buddismo zen, shintoismo, ecc.).

Sageo con kumihimo takadai

Se a qualche “tsukamaki” (è l’artigiano giapponese che realizzava le impugnature delle spade) può interessare, ho appena finito la costruzione di un telaio “takadai” (versione occidentale, più alto per poter lavorare da seduti) col quale realizzare dei sageo con molti più fili di seta (fino a 64) rispetto al “normale” marudai per kumihimo.
Inoltre il takadai consente di realizzare incroci che generano righe parallele al senso della lunghezza (e non solo oblique, come nel marudai).
Questo consente la realizzazione di intrecci anche per armature, obi, anche con “pattern” storici come, ad esempio, il “kikko gumi”, la famosa tartaruga (kikko) ad esagono tipica di molti shogunati, Tokugawa compreso.
Una precisazione: i fili che vedete nell’esempio sono da 0,5 mm; il sageo è largo, complessivamente 12/13 mm